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Parodontite, troppo spesso sottovalutata

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Medicina – Un disturbo dei denti dato dall’infiammazione delle gengive (con perdita dell’osso) che colpisce prevalentemente gli adulti

Problemi causati dalla parodontite

«La mia situazione era molto grave: perdevo sangue dalle gengive, non masticavo, non sorridevo, mi vergognavo… Mi avevano detto che avrei dovuto togliere 15 denti, ma li ho salvati grazie a una cura parodontale». È la storia di Antonella e dei conti che ha dovuto fare con la parodontite: una malattia innescata da specifici batteri insiti nella placca dentaria.

Cosa dice il medico?

«È una patologia infiammatoria orale cronica che distrugge progressivamente le strutture portanti dei denti (gengiva, ligamento e osso alveolare che supporta la radice dentaria)». Così dice il medico odontoiatra parodontologo Giuseppe Aronna che mette in guardia sui sintomi troppo sottovalutati e a volte silenti di questa patologia, fintanto che non si manifesta gravemente: «Essa può partire da un’infiammazione non curata delle gengive, in genere in presenza di placca e tartaro annidati sotto il margine gengivale (una concrezione di batteri, residui di cibo, saliva e muco con sali di calcio e fosfato), e una difesa immunitaria inefficace spesso dovuta a una predisposizione genetica. Se trascurata, evolve formando nel tessuto parodontale tasche profonde che possono ospitare microrganismi anaerobi ancora più dannosi di quelli solitamente presenti nella gengivite. Questi ultimi possono migrare colonizzando le pareti interne delle arterie e favorendo la formazione di placche ateromatose: causa di malattia cardiovascolare del nostro corpo».

L’evoluzione della parodontite

Se non diagnosticata e curata, la parodontite ha una severa evoluzione: «I microrganismi innescano il rilascio cronico di mediatori dell’infiammazione (ad esempio citochine e prostaglandine), anch’essi fattori di rischio per il cuore, causando una progressiva perdita delle inserzioni sui denti, riassorbimento osseo con crescita di tasche parodontali. La progressiva perdita ossea provoca mobilità dei denti e il ritirarsi delle gengive, fino a causare la perdita dei denti stessi».

I più colpiti

Spesso presa sottogamba, è quasi sempre diagnosticata tardi: «Ne sono colpite più del 40 per cento delle persone dopo i 40 anni, di cui circa il 10 per cento in forma grave: è una malattia molto diffusa nel mondo ma ancora troppo poco conosciuta e quasi mai diagnosticata. Perciò va presa seriamente dalle prime avvisaglie». Aronna spiega che però spesso quando il paziente se ne rende conto, i sintomi sono già severi ed evidenti: «Il principale indizio da considerare è il sanguinamento gengivale. Altri segni sono alitosi, mobilità dentaria, ascesso parodontale, essudazione purulenta e recessioni gengivali. Ascessi parodontali e mobilità dentale sono i sintomi più gravi e si avvertono solo quando la perdita di tessuto è avanzata, mentre la velocità di progressione è soggettiva e dipende dal sommarsi dei fattori di rischio».

Prevenzione

Per prevenire la parodontite è necessario curare attentamente la propria salute orale a casa: «Lavando i denti almeno due o tre volte al giorno con spazzolino, dentifricio e filo interdentale, così da eliminare i residui di cibo, recandosi dal dentista con igiene periodica». Ma i fattori di rischio sono molteplici: «Quelli modificabili che contribuiscono alla parodontite comprendono placca, fumo, obesità, diabete mellito, stress emotivi e carenza di vitamina C: eliminare queste condizioni può migliorare i risultati del suo trattamento».

Fattori di rischio non modificabili

Fra i fattori di rischio non modificabili troviamo la predisposizione genetica che favorisce il proliferare del «fattore causale principale: la placca batterica parodontogena. Parliamo di una suscettibilità genetica che determina un’inefficace difesa del sistema immunitario. La famigliarità è comun denominatore di quasi tutte le forme medio-gravi». Essenziale la diagnosi precoce per evitare un decorso infausto della patologia e le compromissioni della salute generale: «La cura consente di eliminare l’infezione e rigenerare il tessuto: andare spesso dal dentista e curare scrupolosamente la bocca aiuta nella prevenzione».

Oggi le terapie sono sempre più efficaci: «A partire dall’eliminazione dell’infezione batterica nelle tasche, con l’obiettivo di rigenerare il tessuto parodontale gengivale sano. Nelle forme aggressive (ad esempio nei pazienti diabetici) la terapia sotto-gengivale può essere associata alla terapia antibiotica locale o sistemica».

Non tutte le parodontiti possono essere curate con questa pulizia profonda e il secondo passo è chirurgico: «Oggi la terapia chirurgica rigenerativa gode di maggior successo: tramite proteine cosiddette morfogenetiche si rigenera il tessuto parodontale andato distrutto dalla malattia (rigenerazione di osso, ligamento e cemento in modo che si ristabilisca l’attacco e si riduca la tasca precedentemente formatasi)».

L’importanza della diagnosi precoce

L’importanza di una diagnosi precoce e di una presa a carico seria e risolutiva sono dettate anche dal fatto che la parodontite può essere manifestazione diretta di una malattia sistemica: sono infatti noti i suoi effetti patogenici su alcune malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, diabete e parto prematuro: «Ciò è da prendere seriamente, perché spesso è difficile distinguere se una malattia sia causa di parodontite o contribuisca alla parodontite indotta da placca». Tutto è correlato alla circolazione dei batteri parodontici che entrano nel circolo sanguigno: «Si depositano sulle coronarie o sulle pareti dei grossi vasi, anche cerebrali e, come tutte le sostanze infiammatorie, anch’essi agiscono per provocare l’infiammazione di queste arterie. A questo proposito, alcuni studi dimostrano come nelle placche batteriche delle pareti arteriose siano stati trovati i batteri parodontali come causa delle lesioni patologiche che le malattie cardio-cerebro-vascolari procurano».

Aronna invita i colleghi nelle patologie cointeressate a una maggiore sensibilità sulla correlazione fra parodontite e malattie sistemiche: «Tutti i pazienti con malattie cardiovascolari dovrebbero fare una visita parodontale, nel contesto della diagnosi precoce di queste patologie che sono ancora la prima causa di morte nella popolazione». Le responsabilità della parodontite sono pure altre: «I batteri possono giungere alla placenta creando necrosi placentare e innescando un parto prematuro».

La scoperta di geni comuni alla parodontite e alle malattie cardiovascolari conferma l’importanza di valutare queste interconnessioni a livello interdisciplinare: «La parodontite come incidenza co-fattoriale nelle malattie cardiovascolari è di circa 20-30 per cento». Anche la menopausa è un momento delicato: «Si riducono gli estrogeni e la risposta immunitaria è più debole, l’osso più fragile. Per questi motivi, e per profilassi alla parodontite, si consiglia una terapia ormonale sostitutiva alle donne in menopausa precoce o con predisposizione genetica».

Profilassi, diagnosi precoce e terapie adeguate sono le armi contro la parodontite «per un sorriso in sintonia con l’essere», e soprattutto con la salute.

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